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Il colle più alto

  • Gennaio 14, 2022
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  • Archivio Riccardi

Da De Nicola a Mattarella, tutti i Presidenti fotografati da Carlo e Maurizio Riccardi in una stupenda mostra fotografica Archivio Riccardi dedicata agli inquilini del “colle più alto”

Dal 21 gennaio a Spazio5 a Roma,  50 foto per raccontare la Storia della nostra Repubblica attraverso i ritratti dei presidenti.

Il primo Presidente fu Enrico De Nicola, oggi c’è Sergio Mattarella: tra loro, altri dieci presidenti della Repubblica.

Sandro Pertini, Mattarella e Carlo Azeglio Ciampi i più amati, Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella gli unici eletti due volte, Segni e Saragat spesso protagonisti di appuntamenti storici: la prima assoluta della mostra si è svolta a Spazio5 dal 21 gennaio 2022 con l’elenco “fotografico” completo, realizzato con le foto Archivio Riccardi, dei capi dello Stato che si sono avvicendati al Quirinale dalla nascita della Repubblica italiana, riscuotendo successo in termini di pubblico e di “rassegna stampa”.

Carlo e Maurizio Riccardi, padre e figlio al servizio (fotografico) della Storia della nostra giovane Repubblica, i Presidenti li hanno fotografati tutti e dal 21 gennaio 2022, in vista dell’elezione del tredicesimo inquilino del “Colle più alto”, l’associazione Quinta Dimensione è pronta a mostrarne alcuni scatti, molti dei quali inediti, per raccontare questo lungo percorso di democrazia scandito senza sosta dalla presenza sul campo dei due autori di questa esposizione.

La mostra “Il colle più alto”, organizzata da Quinta Dimensione APSAGR e curata da Maurizio Riccardi, Giovanni Currado e Carmelo Daniele è stata inaugurata il 21 gennaio 2022 alle 18.00 a Spazio5, in via Crescenzio 99/d (Piazza del Risorgimento) a Roma ed è rimasta aperta al pubblico fino al 31 gennaio, oltre la nuova elezione del “nuovo presidente”, tutti i pomeriggi dal lunedì al sabato, dalle 16 alle 20.

Gli autori

Carlo Riccardi (1926) è il primo paparazzo della “Dolce Vita”. Amico di Ennio Flaiano, Federico Fellini e di Totò, ha raccolto in un grande archivio settant’anni di Storia italiana. I suoi scatti sono esposti in mostre permanenti a Pechino, Roma e San Pietroburgo. Negli anni Cinquanta crea la rivista «Vip» e lavora per «Il Giornale d’Italia» e «Il Tempo». Ha documentato sei elezioni papali: quelle di Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco I. Di recente ha pubblicato il libro fotografico Sophia Loren – Se mi dice bene (Armando, 2014) in omaggio agli 80 anni della grande attrice.

Maurizio Riccardi (1960), fotografo, è direttore dell’Agenzia di documentazione fotografica Agr. Dirige l’Archivio Riccardi e opera su tutta la sfera della comunicazione multimediale. Fra le sue mostre “Vita da Strega”, “I papi santi” e “Donne & Lavoro”. Ha pubblicato numerosi libri tra cui Africa perché (New Media, 2008), San Giovanni Paolo II. Il Papa venuto da lontano (Armando, 2014), e, con Giovanni Currado, I tanti Pasolini (Armando, 2015), Gli anni d’oro del Premio Strega (Ponte Sisto, 2016), Il popolo della Repubblica (AGR, 2017), Aldo Moro | Memoria Politica Democrazia (AGR, 2018), Italia al Voto | Quando il web era la strada (AGR, 2019), L’Europa unita e i suoi protagonisti (AGR, 2020). Nel 2011 ha dato vita alla galleria Spazio5, punto di riferimento culturale a Roma.

I Presidenti fotografati da Carlo e Maurizio Riccardi

Enrico De Nicola (1946-1948) – Il primo presidente della Repubblica fu Enrico De Nicola. Nato a Napoli nel 1877, fu eletto come capo provvisorio dello Stato il 28 giugno 1946. Dopo essersi dimesso, venne rieletto il 26 giugno dell’anno successivo con 405 voti su 431 votanti. Il 27 dicembre del 1947, proprio De Nicola promulgò la Costituzione della Repubblica italiana. Con l’entrata in vigore della Carta costituzionale, l’1 gennaio 1948, assunse il titolo di presidente della Repubblica. Morì l’1 ottobre del 1959.

Luigi Einaudi (1948-1955) – Il successore di Enrico De Nicola, e secondo presidente della Repubblica, fu Luigi Einaudi del Partito Liberale italiano. L’elezione avvenne l’11 maggio 1948 al quarto scrutinio con 518 voti sugli 872 votanti. Nato a Carrù, in provincia di Cuneo, nel 1874, Einaudi fu redattore de La Stampa e del Corriere della Sera fino al 1926, ma anche corrispondente finanziario ed economico del settimanale The Economist. Il suo mandato durò fino al 1955. Morì il 30 ottobre del 1961.

Giovanni Gronchi (1955-1962) – Il terzo presidente della Repubblica italiana, eletto dopo Enrico De Nicola, fu Giovanni Gronchi, uno dei fondatori del Partito Popolare italiano nonché capo della Confederazione dei Lavoratori cristiani. Nato nel 1887 a Pontedera, in provincia di Pisa, Gronchi divenne capo dello Stato al quarto scrutinio con 658 voti su 833, prestando giuramento l’11 maggio 1955. Rimase in carica fino al 1962. Morì il 17 ottobre del 1978.

Antonio Segni (1962-1964) – Il successore di Giovanni Gronchi, e quarto presidente della Repubblica, fu Antonio Segni. Nato a Sassari nel 1891 e iscritto al Ppi fin dalla sua fondazione, Segni fu eletto capo dello Stato il 6 maggio 1962 al nono scrutino con 443 voti su 854, giurando poi l’11 maggio 1962. Il 7 agosto del 1964 fu colpito da una trombosi cerebrale e per questo motivo fu istituita la supplenza del presidente del Senato Cesare Merzagora. Il 6 dicembre dello stesso anno, poi, Antonio Segni rassegnò le dimissioni da presidente della Repubblica. Morì l’1 dicembre del 1972.

Giuseppe Saragat (1964-1971) – Dopo il dimissionario Antonio Segni, il quinto presidente della Repubblica fu Giuseppe Saragat, nato a Torino nel 1898 ed esponente del Partito Socialista democratico italiano. La sua elezione al Quirinale fu una delle più controverse della storia: avvenne infatti il 28 dicembre 1964 al ventunesimo scrutinio con 646 voti su 963 votanti. Il suo mandato terminò nel 1971. Morì a Roma l’11 giugno del 1988.

Giovanni Leone (1971-1978) – Il sesto presidente della Repubblica italiana fu Giovanni Leone. Nato a Napoli nel 1908, Leone sostituì Giuseppe Saragat venendo eletto dopo 23 scrutini nella la vigilia di Natale del 1971. Furono 518 i voti ottenuti su 1.008 votanti. Democristiano doc, fu lui a dover gestire il rapimento e la successiva uccisione di Aldo Moro. Si dimise nel giugno del 1978 per via delle polemiche, specialmente del Pci, che gli imputava grandi responsabilità nella vicenda. Leone morì l’8 novembre del 2001.

Sandro Pertini (1978-1985) – Dimessosi Giovanni Leone, a sostituirlo fu Sandro Pertini. Nato a San Giovanni di Stella, nel Savonese, fu eletto capo dello Stato l’8 luglio del 1978 al sedicesimo scrutinio con 832 voti su 995 votanti. Esponente del Psi, Pertini è tuttora ricordato come un presidente carismatico e determinato. Storica la sua esultanza allo stadio Santiago Bernabéu di Madrid durante la finale del Mondiale vinto dall’Italia nel 1982. Memorabile anche la partita a carte sull’aereo di ritorno con il Ct Bearzot e il capitano Dino Zoff. Il 29 giugno 1985, pochi giorni prima della scadenza naturale del suo mandato, si dimise dalla carica. Morì il 24 febbraio del 1990.

Francesco Cossiga (1985-1992) – Dopo Sandro Pertini, l’ottavo presidente della Repubblica fu il sardo Francesco Cossiga. Eletto al primo scrutinio con 752 voti su 977, il sassarese classe 1928, esponente della Dc, guidò l’Italia nel post caduta del muro di Berlino. Nel 1991, dopo il “caso Gladio” e la sua “autodenuncia”, alcuni parlamentari promossero una messa in stato d’accusa – poi respinta – del presidente. Cossiga rimase al Quirinale fino al 28 aprile del 1992, quando decise di dimettersi. Morì il 17 agosto del 2010.

Oscar Luigi Scalfaro (1992-1999) – Dopo Cossiga, il nono presidente della Repubblica fu Oscar Luigi Scalfaro, novarese nato nel 1918. Un’elezione, la sua, avvenuta il 25 maggio 1992 con 672 voti, pochi giorni dopo la strage di Capaci. Scalfaro si trovò poco dopo a dover fronteggiare anche la vicenda Tangentopoli. Inoltre, fu coinvolto personalmente nello scandalo “Sisde” da cui si difese pubblicamente con un discorso a reti unificate. Per favorire il giuramento e l’insediamento del suo successore, in anticipo sulla scadenza del mandato, Scalfaro si dimise il 15 maggio 1999. Morì il 29 gennaio del 2012.

Carlo Azeglio Ciampi (1999-2006) – Il successore di Oscar Luigi Scalfaro fu Carlo Azeglio Ciampi. La caratteristica principale del livornese classe 1920 era quella di non provenire – come invece tutti i suoi predecessori – dal mondo della politica. Ciampi, infatti, era un banchiere che, esclusa una breve militanza nel Partito d’Azione, non aveva mai aderito ad alcun partito. Paragonato a Pertini per la popolarità di cui godeva tra gli italiani, divenne presidente della Repubblica il 13 maggio 1999 alla prima votazione, con una larga maggioranza (707 voti su 1.010). Rimase in carica fino al 15 maggio del 2006. Morì il 16 settembre del 2016.

Giorgio Napolitano (2006-2012 e 2013-2015) – L’undicesimo presidente della Repubblica e successore di Carlo Azeglio Ciampi fu, nel 2006, Giorgio Napolitano, eletto il 15 maggio con 543 voti su 990 votanti. Nato a Napoli come De Nicola e Leone, fu l’unico capo dello Stato a essere stato membro del Partito Comunista italiano. Inoltre, il 20 aprile 2013 fu rieletto alla presidenza, divenendo il primo presidente della Repubblica a essere chiamato per un secondo mandato, oltre che il più anziano al momento dell’elezione nella storia repubblicana. Il 14 gennaio 2015 rassegnò le dimissioni, già anticipate durante l’ultimo messaggio di fine anno per le difficoltà legate all’età.

Sergio Mattarella (2015-in carica) – Al termine del doppio mandato di Giorgio Napolitano, a diventare presidente della Repubblica fu Sergio Mattarella. Palermitano classe 1941 e fratello di Piersanti, ex presidente della Regione Sicilia ucciso dalla mafia nel 1980, il 31 gennaio 2015 fu eletto al quarto scrutinio con 665 voti, poco meno dei due terzi dell’assemblea elettiva. Il suo mandato è ancora in corso. Democristiano fino al 1994 (poi Ppi, Dl e Pd fino al 2008), il nome di Mattarella è legato all’omonima riforma della legge elettorale attuata dopo il referendum del 18 aprile 1993 e con la quale si sono svolte le elezioni nel 1994, nel 1996 e nel 2001.

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