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Nino Taranto

Taranto Nino

  • Febbraio 23, 2016
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  • Archivio Riccardi

Nino Taranto nasce a Napoli il 28 agosto 1907.

Debutta a teatro (il Centrale di Napoli) nel ’21, all’età di quattordici anni, interpretando quelle che in seguito diventeranno le sue specialità, ovvero la “canzone in giacca” drammatica e quella da “dicitore” in abito da sera. In entrambi i casi rivela subito quelle doti di caratterista che, per oltre cinquant’anni, lo renderanno uno fra gli interpreti più amati dal pubblico italiano. Nel ‘27 entra a far parte della compagnia di sceneggiate Cafiero-Fumo e, l’anno dopo, si avvicina alla sceneggiatura. Inviato in tournée negli Stati Uniti, farà ritorno in Italia “con una pianola a nastro e mille dollari”, soldi che impiegherà per finanziare la sua prima compagnia di varietà (che vivrà solo per due settimane e sarà un totale fiasco).

Nel ‘33 viene scoperto da Anna Fougez, la quale lo fa debuttare nella grande rivista, a cui, insieme a Wanda Osiris e Titina De Filippo, si dedicherà fino al dopoguerra, dando vita a numerose macchiette, fra le quali il celebre Ciccio Formaggio, costruito “su misura” per lui dal duo Cioffi e Pisano. Si tratta di un ometto decisamente sfortunato e bistrattato dalla fidanzata, la quale, per fargli un ennesimo dispetto, gli sforbicia la tesa del cappello. Proprio quella paglietta tagliuzzata diventerà uno fra i simboli della sua comicità e ispirerà alcuni fortunati spettacoli di rivista quali Mazza, Pezza e Pizzo e Quagliarulo se ne va, nonché il film Il barone Carlo Mazza (Guido Brignone, 1948). In quegli anni si dedica anche alla prosa, formando, nel ’55, una propria compagnia e mettendo in scena farse e commedie, e i testi di Raffaele Viviani, suo maestro nonché amico, di cui propone L’ultimo scugnizzo (1956) e Don Giacinto (1961), che valorizzarono al meglio la sua intensa espressività. Negli ultimi anni tornerà con successo al teatro dialettale (soprattutto insieme a suo fratello Carlo ed a Luisa Conte.

Al cinema esordisce nel ‘38 in Nonna Felicita di Mario Mattoli ma sarà stabilmente attivo dal dopoguerra interpretando, nel giro di ventidue anni, circa un centinaio di film, a cominciare da I pompieri di Viggiù (M. Mattoli, 1949), una sorta di carrellata del teatro di rivista. Attore molto versatile, è ugualmente bravo con la già citata paglietta tagliuzzata del macchiettista, con gli abiti dimessi dello sfortunato professore di Anni facili (Luigi Zampa, 1953), con cui vince un Nastro d’Argento, nel ruolo brillante di Accadde al commissariato (Giorgio Simonelli, 1954), nella commedia di costume di Mariti in città (Luigi Comencini, 1957) e in calibrate prove drammatiche come Italia piccola (Mario Soldati, 1957).

Tuttavia, è lavorando insieme a Totò che riuscirà ad esprimere al massimo tutto il suo talento comico. Dalla complicità di Totòtruffa 62 (Camillo Mastrocinque, 1961) alla parodia di Totò contro Maciste (Fernando Cerchio, 1962) fino al celebre Il monaco di Monza (Sergio Corbucci, 1963), interpretato anche dal noto comico piemontese Erminio Macario (1902 – 1980), Lisa Gastoni, Giacomo Furia e dai giovani Carlo delle Piane, Adriano Celentano e Don Backy. Il film riprende in maniera palesemente parodistica alcuni avvenimenti narrati da A. Manzoni ne I promessi sposi per quanto riguarda la figura della monaca di Monza.

Fra il ’65 e il ‘71 (anno in cui lavora nel suo ultimo film), partecipa, come “caratterista d’eccezione” a ben diciannove “musicarelli” interpretati da giovani cantanti di musica leggera come Gianni Morandi e Albano Carrisi.Taranto è stato anche uno fra comici più attivi alla radio, dove ha modo di accentuare la voce duttile e la caratterizzazione napoletana. Negli anni Cinquanta partecipò a molti fra più popolari varietà radiofonici dell’epoca (Rosso e nero – 1951 -, Chicchirichì – 1953 -, L’occhio magico – 1954 – Fermo posta – 1956) e conduce Il fiore all’occhiello (1958). Inoltre interpreta numerose riviste incentrate sulle gag del “napoletano a New York”, come La ninotarantella (1954) di Nelli e Mangini, Biancaneve e i sette Nini (1955) di Dino Verde e Chi sarà sarà (1958), anch’essa di D. Verde, nonché riviste di vari temi, fra le quali Caviale e lenticchie (1957) di Scarnicci e Tarabusi, Tarantella di fuoco (1958) di Compagnone e Zefferi e la fantascientifica La bellissima époque (1960) di D. Verde, uno fra gli autori preferiti dall’artista napoletano. È anche protagonista di numerose commedie, fra le quali Mettiamo le carte in tavola (1956) di Giuffré e Ghirelli, Bello di papà (1960) di Marotta e Randone , L’imbroglione onesto (1961) di Vittorio Viviani. Grande successo presso il pubblico radiofonico incontrano anche i vari “one man show” che presentano i suoi maggiori successi: Mostra personale (Giagni, 1958), Il mio spettacolo: Nino Taranto (1961) di Francesco Luzi, Paglietta a tre punte (1963). Anche nel corso degli anni Settanta si impegna in un’intensa attività radiofonica. Ospite fisso di varie edizioni del programma Gran varietà, nel ‘77, per il ciclo Una commedia in trenta minuti, interpreta le pièce Piccolo caffè di Bernard, Il signor di Pourceaugnac di Molière e Socrate immaginario di Ferdinando Galiani, tutte e tre dirette da Gennaro Magliulo. Nello stesso anno è fra i conduttori di Un altro giorno e presenta Pagine napoletane, rassegna di poeti e musicisti partenopei. Nell’80 partecipa a La bella bionda di Imbriani e, l’anno dopo, torna ai microfoni radiofonici per presentare Lezione di farsa (1981) di G. Magliulo, itinerario sulla fortuna e sfortuna della comicità plebea.

Nel ‘55 aveva partecipato al Festival di Napoli con la canzone ‘O ritratto ‘e Nanninella. Ritornerà alla manifestazione nel edizione del ‘58 e in quella del ‘67, alternandosi fra il ruolo di cantante, autore e presentatore. Proprio all’edizione del ‘67 vincerà il primo ed il secondo premio con i brani ‘O matusa e ‘A prutesta. Nel ‘61 partecipa al “Giugno della Canzone Napoletana”. Ritornerà ad una manifestazione canora napoletana nel ‘73, alla Piedigrotta: Le nuove Canzoni di Napoli, dove sarà sia presentatore sia cantante. È stato anche autore di canzoni. Fra i maggiori successi troviamo il brano Lusingame, composto con il musicista Mario Festa e dedicato alla figlia Maria.

Negli Sessanta, pur senza mai abbandonare la radio, la popolarità di N. Taranto aumenta anche per via di numerose partecipazioni televisive, come nel varietà Lui e lei (1956), con Delia Scala, seguito da Lui, lei e gli altri (1956), entrambi realizzati da Marchesi e Metz, e l’edizione ‘64/’65 di Canzonissima dal titolo Napoli contro tutti. Nel ‘62 conduce Il cronotrotter, mentre, nel ‘68, è interprete di Cinque rose per Nanninella, rubrica di canzoni e poesie napoletane. Grande successo avrà la sua partecipazione al varietà televisivo Io, Agata e tu (1970), di Romolo Siena, in cui affiancherà il cantante Nino Ferrer e la giovane Raffaella Carrà. Nel corso di tale programma, avrà anche modo di riportare al successo Agata, una canzone del suo repertorio macchiettistico.

Nel ‘74 è ospite di una puntata Milleluci, il celebre varietà diretto da Antonello Falqui, in cui, insieme a Mina e R. Carrà, ripropone le sue macchiette più note. Nel giugno dell’83, la Rai trasmette (di sabato sera) ‘A morte ‘e Carnevale, Nu bambeniello e tre San Giuseppe e Arezzo 29, un ciclo di tre commedie (tutte dirette da Gaetano Di Maio) rappresentate al Teatro Sannazzaro di Napoli, delle quali è interprete insieme a Luisa Conte. Fra la fine dell’84 e l’inizio dell’85, la Rai manda in onda Taranto Story, una monografia in quattro puntate dedicata all’artista napoletano.

Nino Taranto muore nella sua città il 23 febbraio 1986.