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Dario Fo

Fo Dario

  • Ottobre 12, 2016
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  • Archivio Riccardi

Dario Fo nasce a San Giano, un paesino della provincia di Varese e scopre in fretta la vocazione per teatro e la satira: comincia così la fortunata e lunga carriera che porterà, tra successi e censure, le sue opere ad essere rappresentate in tutto il mondo e a ricevere nel 1997 il premio Nobel per la Letteratura.

Il padre Felice era un capostazione di fede socialista e attore in una compagnia amatoriale, la madre Pina Rota, una donna di grande fantasia e talento. Con lui, il fratello Fulvio e la sorella Bianca, oltre ad un nonno materno agricoltore in Lomellina. Diplomato all’Accademia di Brera, frequenta il Politecnico, ma scopre in fretta la vocazione per teatro e la satira.

Comincia a scrivere testi per la radio, debutta in scena con Franco Parenti e Giustino Durano. Comincia così la fortunata e lunga carriera che porterà, tra successi e censure, le sue opere ad essere rappresentate in tutto il mondo. Nel 1997 riceve il premio Nobel per la Letteratura perchè “Figura preminente del teatro politico che, nella tradizione dei giullari Medievali, ha fustigato il potere e restaurato la dignità degli umili.”

Aveva due pistole con gli occhi bianchi e neri, di Dario Fo è rappresentata la prima volta all’Odeon di Milano, le foto presenti in Archivioriccardi.it sono state scattate a Roma, al Teatro Eliseo nel novembre del 1960. La vicenda, che si rifà ad un clamoroso caso di cronaca, è situata tra la fine della prima guerra mondiale e l’avvento del fascismo. Si tratta di una specie di gangster-story, una commedia nera legata allo schema della doppia agnizione, ossia lo scambio di identità tra due figure opposte, tipizzate all’estremo, il prete colto da amnesia e il gangster sosia che vuole approfittarne, con la bella Luisa, che funge da terzo polo dinamico, oggetto erotico che motiva gli screzi tra i due.Il buono (il prete-democristiano) e il cattivo (il bandito-fascista) sono dissociati, ma insieme riavvicinati perché impersonati dallo stesso attore. Al contrario di quel che succede nelle farse non è il poveretto, l’emarginato a credersi un personaggio importante, ma è il prete, convinto di essere un bandito da strada, che si comporta come tale, pur mantenendo alcuni tic e alcune caratteristiche del suo status precedente. All’incrociarsi tra i due tipi contrastanti, scandito da geometriche entrate e uscite, corrisponde l’alternarsi puntuale di due facies globali, con lessico/gestualità/comportamento appunto antitetici; il sosia infatti canta in falsetto e in latino, mentre Giovanni, bottiglie alla mano, lancia canzoni interventiste da ardito. Si produce pertanto una precisa attività metalinguistica, in cui frequentissimi sono i qui pro quo tra i due sosia.In Aveva due pistole, che possiamo chiamare anche la commedia piccoloborghese del bandito, proseguendo nel suo preciso itinerario di rigenerazione della lingua teatrale, Fo inventa un linguaggio pensando alla «mala» di «sotto casa»: usa termini dialettali più che nelle altre commedie e lessico “da sala da biliardo”, esprime bisogni e desideri con suoni onomatopeici; è insomma una lingua da ladro casereccio.

Dario Fo si è spento all’ospedale Sacco a Milano il 13 ottobre 2016.